Description

L'area boulder di Rio Tinello conta attualmente (2024) una sessantina di massi di arenaria, riuniti in un unico settore, dislocato in un bosco di castagni nelle vicinanze della Rocca d'Olgisio, lungo il sentiero CAI 209.
La roccia è generalmente compatta con granuli da fini a grossolani, caratteristica tipica dell'arenaria d'avanfossa dell'Appennino settentrionale. Offre una buona varietà di prese e conformazioni, con una prevalenza di svase, reglette stondate, lunghe 'costole' e 'banchettoni'. L'arrampicata è spesso tecnica e 'di posizione', spesso su spigoli stondati e placche.
Il terreno è quello tipico dei versanti collinari delle valli del Tidone, scosceso con spiazzi più o meno grandi in corrispondenza della base dei massi. Gli atterraggi, seppur di modeste dimensioni, sono quasi sempre sicuri e ben attrezzati con tronchi e palizzate.
L'orientamento prevalente è a nord, il che rende l'area fresca nelle stagioni calde e freddo-umida durante l'inverno. Il periodo migliore va da fine febbraio a metà maggio e da metà ottobre a inizi dicembre. Sia in inverno che in estate sono necessari almeno 3 giorni di bel tempo perché i massi si asciughino dopo la pioggia.
Va tenuto in considerazione che scalare con roccia umida o bagnata porta facilmente alla rottura delle prese, per cui è vivamente sconsigliato scalare se non ci sono le giuste condizioni.

History

La storia di Rio Tinello inizia nei primi anni 2000 durante la stagione di rinascita del bouldering italiano (e non solo). A intuire le potenzialità dell'area fu Davide Sampaolo, dietro suggerimento del fratello Emiliano, che aveva notato un gran numero di massi, ricoperti di muschio, girovagando in Mountain Bike nei sentieri tra la Val Chiarone e la Val Tidone.
Nel 2004 cominciò la frequentazione sistematica dell'area da parte di un gruppo di locals cremonesi e piacentini (tra i più attivi Davide Sora, Lorenzo Lazzarini, Giovanni Baffi, Paolo Antoniotti), che nel giro di qualche anno rese l'intera area fruibile attraverso grandi lavori di pulizia e sistemazione degli atterraggi. Vennero liberati un numero considerevole di passaggi, molti dei quali di alta qualità, destinati a diventare subito dei grandi classici del Tinello e dell'Appennino settentrionale.
La qualità della roccia e dei passaggi attirò ben presto l'attenzione di altri scalatori, come Michele Caminati, Marco Bortoletto, Luca Bazzani, Niccolò Ceria, David Mason, che durante le loro visite hanno ripetuto e aperto nuove linee.
Attualmente un gruppo a geometria variabile (tra cui Paolo Antoniotti, Gabriele Chiappini, Barbara Bergamaschi, Benedetto Bosio, Edoardo Garatti, Francesco Agosti, Federico Di Cosmo) si occupa della manutenzione dei blocchi e continua a scoprire e pulire nuove linee.